lunedì 2 maggio 2016

Presentazioni e ultime uscite, le nostre segnalazioni - 2 Maggio 2016





3mendamente Amore di Roberto Baldini
 
Titolo: 3mendamente Amore
Autore: Roberto Baldini
Editore: Myself
Genere: Storia d’amore
Data di pubblicazione: 20/04/2016
Prezzo: 0,99
Pagine: 18
ISBN: 1230001040364
Link per l'acquisto: https://store.kobobooks.com/it-it/ebook/3mendamente-amore

Trama:
Trovare l’Amore? Certo, è possibile.
Ho detto possibile, non semplice…

Un amore che sembra perfetto, ma la distanza ci mette lo zampino e spegne il fuoco della passione.

Un incontro fortuito, un fiume in piena che travolge i cuori e una promessa che non potrà essere infranta…

Una nuova stella nel mondo dell’editoria, una ragazza senza peli sulla lingua che non si accontenta di scrivere libri, li vuole vivere…

Tre storie, tre addii. Ma, si sa, non tutti gli addii sono per sempre.
E il protagonista di questa storia dovrà decidere quale addio trasformare in “e vissero felici e contenti…”

Biografia 
Roberto Baldini nasce in un paesino del basso mantovano nel 197… beh, nel secolo scorso…
Sin da bambino la Madre lo spinge verso il magnifico mondo della Lettura, ma lui è refrattario. Finché, un bel giorno, qualcosa muta…
Ora legge talmente tanto da esser diventato l’ossessione di autori famosi e non, che gli chiedono ogni giorno interviste e/o recensioni.
Ha al suo attivo un paio di romanzi e svariati racconti in diverse antologie.
Se non legge, si occupa di editing, ricerca nuovi talenti e organizza eventi letterari.
Recensisce sul suo blog (quasi 1700 articoli) e sul sito Sololibri.net, nonché su Amazon, dove è Top Reviewer.
E, anche mentre scrive questa biografia in terza persona (chissà poi poerchè…), sta leggendo…

Bibliografia

2006 – Chapter Love – Enrico Folci Editore
2013 – A Proposito Di Noi – David & Matthaus
2015 – Unforgettable Rain – Delos Digital (con lo pseudonimo Hunter H. Gilmour)

Estratto

Vi è mai capitato? Di svegliarvi e sentire la vostra canzone preferita, intendo.
In questo momento, nella mia mente, sto sentendo le note di “The Power Of Goodbye” di Madonna.
In realtà l’unico suono presente in quest’asettica stanza d’ospedale è il bip-bip di quell’aggeggio con la linea verde che va sue e giù.
Ah, a proposito: mi chiamo David Moore, sono altro un metro e ottantacinque, capelli corti e castani e occhi verdi. Volete sapere i miei dischi e film preferiti? Magari dopo, ora voglio raccontarvi la mia storia…
Cosa mi è successo? Presto detto: io e la mia fidata BMW coupé ci stavamo dirigendo verso…
Scusate un attimo, sta arrivando l’infermiera con un modulo da firmare.
Ecco, dicevamo della BMW.
Anzi, prima di tutto facciamo un salto indietro di qualche tempo, così capirete meglio la mia storia…
Un anno fa…  


LA TELA DEL MALIGNO di Gianpiero Pisso
 
Titolo:    LA TELA DEL MALIGNO
Autore:  Gianpiero Pisso
Editore: Eretica Edizioni
Genere: Mistery/Storico
Data di pubblicazione:  5 Aprile 2016
Prezzo:  15 Euro
Pagine:  254
ISBN:     n.d.
Contatti

Trama:
Il Trionfo dell’Ordine dei Benedettini-Basilica di San Pietro-Perugia

Un interesse mediatico senza precedenti si è scatenato, nel 2012, per una scoperta che ha lasciato il mondo dell’arte, la Chiesa cattolica, università, studiosi di costumi, storici e gente comune senza parole.
Dopo più di quattrocento anni una studiosa si è accorta casualmente che nella basilica di San Pietro a Perugia, esiste un quadro colossale, uno dei più grandi d’Europa, che cela un inquietante mistero.
La tela, un dipinto a olio, opera di un artista di scuola veneziana, Antonio Vassilacchi, vissuto attorno al 1600 e contemporaneo di Tiziano, del Tintoretto e di Paolo Veronese, osservata da breve distanza mostra santi, papi, alti prelati attorno a san Benedetto da Norcia, ma scrutata dall’altare maggiore, dove è possibile una veduta d’assieme, mette in luce un volto demoniaco.
Come è possibile che nessuno se ne sia accorto prima? Per quale ragione si è introdotta l’effigie del Maligno in un luogo consacrato? Che significato e quale fine può avere avuto un atto del genere?
Il romanzo è retroattivo. L'incipit è la fine del racconto. Antonio Vassilacchi, insigne pittore di scuola veneziana, greco di origine, nato sull'isola di Milos ma vissuto sulla laguna ai tempi dei grandi Tiziano, Tintoretto e Veronese e allievo di quest'ultimo prima di diventare uno dei pittori preferiti dai dogi per affrescare le sale di Palazzo Ducale, si sobbarca in diligenza un lungo viaggio da Venezia a Perugia, unicamente per osservare come si comportano i fedeli durante la santa messa domenicale nella chiesa di San Pietro, adiacente al convento benedettino della città. Lì, alcuni anni prima, aveva dato una valida dimostrazione della sua arte, dipingendo ben undici tele della vita del Cristo, commissionate dal priore benedettino del convento.
Lo scopo della sua visita a Perugia è di costatare personalmente come i perugini avessero accolto il suo undicesimo dipinto, il più grande, quello che raffigura San Benedetto da Norcia, attorniato da santi, papi, porporati, che aveva denominato "Trionfo dell'Ordine dei Benedettini" e che faceva bella mostra sulla parete di ingresso alla chiesa. In quella tela aveva portato a termine la sua vendetta, mimetizzando il volto di un demone che si poteva però scorgere solo facendo molta attenzione alla visione d'assieme e non avvicinandosi troppo al dipinto. Altrimenti si sarebbero scorti solo i particolari, una schiera di prelati.
Perugia non aveva reagito come si sarebbe atteso. il suo piano di scandalizzare la città era fallito. Nessuno si era accorto delle sue intenzioni.
Durante il viaggio di ritorno in diligenza alla laguna ripercorre le tappe più significative e anche più dolorose della sua vita che lo avevano portato, giovanissimo, a Venezia: il suo apprendistato alla bottega del Veronese, il suo amore platonico per Marietta, l'infuriare della peste, la sua amicizia con un frate scomunicato nolano, Giordano Bruno, gli amori carnali con Marzia, disinibita perugina, l'incontro con padre Arnold, tutti i suoi tormenti per l'apparizione di una figura misteriosa che lo aveva in varie occasioni spaventato. Il demonio sembra accanirsi in modo particolarmente violento contro di lui. A Perugia, con il suo allievo prediletto, Tommaso, termina i lavori della commessa e consegna al priore benedettino le sue tele, compresa l'undicesima, quella con la quale condanna il Maligno a respirare ogni giorno il fumo delle candele, prigioniero in un luogo consacrato. Ci può essere punizione più grande per un angelo decaduto, causa di tanti mali? Poco importa se sinora i perugini non si siano ancora accorti di nulla.

Biografia 

Nato in provincia di Varese, sul Lago Maggiore, dove attualmente risiede con la sua famiglia, l’autore è laureato in ingegneria aeronautica e ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere.
Ama viaggiare e dedicarsi alle sue tre principali passioni: scrivere, leggere e dipingere ad acquarello.
La sua narrativa, sempre attuale e talvolta ironica, rifugge dagli eccessi e vuole proporsi come una lettura spensierata, disinvolta e scacciapensieri.

Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo” 2012, categoria Saggistica, con l’opera: La profezia del Cristo Pagano, edita da Eremon Edizioni. Ha pubblicato anche con Kindle l’e-book Rudiobus, il cavallo d’oro.

Estratto/Incipit

 L’aria era pregna di vapor acqueo, di fumo delle candele e dell’alito puzzolente di centinaia di fedeli, di ogni estrazione sociale, che affollavano, quella domenica, le tre navate della chiesa di San Pietro, edificata attorno all’anno mille sopra la precedente cattedrale, sede vescovile della città di Perugia, che esisteva sin dal sesto secolo. Ora l’edificio religioso aveva annesso un monastero benedettino, che ospitava un’attiva comunità di monaci, dediti ai lavori dei campi e alla preghiera, secondo il motto dell’ordine: Ora et Labora.
La mattinata era abbastanza fresca e dalla campagna si alzava dalla terra una densa bruma, che avvolgeva i casolari e le fattorie in un abbraccio intimo e ovattato, quasi volesse proteggere la riservatezza di quei luoghi e dei suoi abitanti, abituati ad alzarsi all’alba a trascinare l’aratro, a liberare le zolle dalle erbacce e a mantenere il terreno costantemente umido, condizione necessaria per un buon raccolto.
La domenica mattina, però, così come in ogni altro giorno di festa, i contadini lasciavano i loro campi incustoditi, indossavano il loro abito migliore, abbandonavano i loro attrezzi di lavoro nei magazzini o nei loro capanni e con tutta la famiglia si recavano alla chiesa più vicina, perché santificare le feste comandate era una delle premesse per mantenersi in buoni rapporti con l’Altissimo.
Là, sul sagrato dei luoghi di culto ed entro gli edifici religiosi, si mescolavano con coloro che abitavano entro le mura della città, gli artigiani, i bottegai, i commercianti, i faccendieri, che disponevano in genere di entrate superiori e di un tenore di vita più elevato, come si poteva percepire dalla foggia dei loro abiti e soprattutto dall’eleganza delle loro mogli e madri, dalle acconciature ricercate, che tenevano per la mano giovinetti dai capelli impomatati e dalle movenze contenute e sempre improntate a un certo controllato ritegno che, talvolta, era però scambiato per arrogante freddezza.
  Un sommesso brusio, trattenuto a stento, saliva sino al soffitto a cassettoni, intagliati e dorati, della navata principale della chiesa, ma non disturbava più di tanto la funzione di padre Vincenzo, uno tra i benedettini più anziani del monastero, intabarrato nel suo pesante saio e con guanti di lana dalle dite mozzate, per ripararsi dal freddo.




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