giovedì 24 marzo 2016

Punti, puntini, punti e virgola: riflessioni semiserie di una scribacchina qualunque

Buonasera amici, non amo molto programmare, anche quando si tratta di articoli qui sul blog, perché a volte mi pongo delle domande e non trovo le risposte e allora scrivo.
Questa volta forse l'articolo è un po' polemico, anche se spero di no, ma amo ogni tanto stuzzicare con un po' di peperoncino, piccante s'intende.

Già in un precedente post su questo blog avevo accennato al mio pensiero sul rapporto tecnica/talento nella scrittura, adesso vorrei andare un po' oltre.

Da scribacchina mi capita di leggere molti blog e di assistere o partecipare a discussioni nei gruppi facebook, ma spesso più che a chiarirmi le idee questi confronti servono solo a crearmi più confusione e quando questo accade io metto il punto, tiro una linea e vado a capo. Anzi, inizio proprio una pagina nuova e ricordo a me stessa, tifosa di calcio, che più o meno lo stesso capita il lunedì mattina (o il martedì o il mercoledì, con il calcio spalmato come la marmellata non ci sono più i dopo partita di una volta) se solo si legge qualche quotidiano sportivo o ci si sofferma a fare colazione con brioche-cappuccino-commentidaspogliatoi e la domanda sorge spontanea: io ho visto una partita, ma quante se ne sono giocate? Una, nessuna e centomila risponderebbe il mio amato Pirandello.

Discussioni su discussioni con il dito puntato non a leggere, ma a cercare l'errore nel libro che si sta leggendo o nel proprio che si sta revisionando. Diatribe su una certa virgola dove va posizionata, quella data parola come va scritta, quante volte si possono usare i puntini di sospensione o i punti esclamativi: una è poca e due sono troppe. Sempre. Troppo.

Ora, non faccio riferimento alla correttezza di un testo, ci mancherebbe. Da lettrice voglio e pretendo un libro scritto in maniera corretta e ancora di più, da autrice, mi accanisco contro il mio. Parlo di qualcosa di più sottile perché se bianco è il testo perfetto e nero è un ammasso amorfo senza regole né senso beh... le sfumature del grigio sono infinite e anche immensamente belle a volte.

Oggi pomeriggio ho riletto l'incipit di Novecento di Alessandro Baricco, un autore che amo. In quelle prime pagine c'è profusione di puntini di sospensione, congiunzioni ripetute oltre quanto il tecnicismo permetterebbe, varie, eventuali e persino un mancato congiuntivo. Se non si chiamasse Baricco, ma Pincopallo cosa sarebbe accaduto?

Nell'ipotesi in cui Pincopallo fosse già un po' conosciuto, ma non ancora abbastanza, i punti focali delle discussioni sarebbero stati più o meno del tipo: è raccomandato; paga, non sappiamo chi o cosa, ma paga; al rogo le case editrici che non fanno più cultura, dove il messaggio subliminale agganciato al termine cultura suona più o meno io sono cultura.

E se Pincopallo fosse un emergente, per di più self? Qui lascio le risposte all'immaginazione di ognuno, ma credo che come minimo si scomoderebbero i Cavalieri dell'Apocalisse.

Forse stiamo tutti, me compresa, un po' esagerando?

Io per carattere amo l'Aurea mediocritas di oraziana memoria. La via di mezzo. La conciliazione dei complementari e non la contrapposizione degli opposti e, per quanto mi riguarda, nei cannoni ci preferisco decisamente i fiori.


Le regole bisogna conoscerle e, qualora tale conoscenza fosse deficitaria, impararle. Perché poi alcune vanno infrante, ma si può infrangere solo ciò che si conosce. Un libro è e resta un prodotto della creatività umana, non lo si scrive solo con l'emisfero sinistro, anzi quello serve a poco. A scuola ci insegnavano le regole della prospettiva, i tecnicismi e tutto il resto e la prima volta che vidi dei dipinti di Dalì, di Picasso o di Mirò lo confesso, ho pensato "questo lo avrei fatto meglio io". Ma ero alle medie e stavo ancora imparando le basi. Perché ci poniamo oggi davanti a un libro come fossimo ancora alle medie? Non è che l'albero che ci nasconde la foresta si sta facendo sempre più un bonsai, ma noi ci rimpiccioliamo ancora di più pur di non voler vedere? Pur di non aprire la mente?

Ho provato a leggere e rileggere l'incipit di Novecento, con e senza i puntini, con e senza il congiuntivo, con i punti e i punti esclamativi e vi assicuro, con avrebbe potuto scriverlo chiunque, senza è poesia, è musica... è jazz!

Elisabetta Barbara De Sanctis

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